martedì 30 dicembre 2014

Ho riposto vecchi sogni in un garage

Due ore passate a casetta, a svuotarla delle tracce mie e di mia cugina Francesca, del gennaio in cui c'eravamo entrate quando non c'era nemmeno il divano!  
Due ore a radunare le nostre cose.                                        
Cinque minuti per riporle nel garage. 

Ma il pensiero oggi torna lì: a quelle vecchie tracce chiuse nel garage insieme alle magiche "serate cugine".                                           
Alla sera in cui abbiamo scoperto il senso della vita ed i numeri per spiegarlo; Peccato non ricordarlo! 
La mia vita è iniziata in quella casa.
I miei sogni di trentenne sono stati riposti oggi... in un garage!

martedì 2 dicembre 2014

Incontrarsi

Dualismo interiore:
gioia e paura,
bianco e rosso.

Il corpo s’immerge tra le onde teletrasportando l’anima nella Foresta incantata, respiro quell’aria necessaria mentre la testa tira il guinzaglio cercando di trattenermi nella realtà.

La mente pesa.

Maledetta confusione.

Maledetto bivio.



 

sabato 11 ottobre 2014

Amore & Psyche

Amare prima o poi porta dolore,
è scientifico!
Tutto sommato è come essersi tolti un peso di dosso: amare qualcuno ed aver paura di dirglielo per paura di perderlo è decisamente contro natura e, di conseguenza, non converge con il comune istinto di sopravvivenza proprio degli esseri umani.
E quindi è così: istintivamente e naturalmente mi allontano come è giusto che sia, come doveva essere già da qualche mese.

lunedì 6 ottobre 2014

Nebbia

Credevo ci fosse della luce laggiù,
ma erano solo pochi riflessi del tempo in cui era stato nobile, coraggioso, cortese.

lunedì 28 luglio 2014

E le ciavatte?

Pensavo che le onde mi avrebbero raccolta.
Vengo da lontano, sono nata in una terra piena di luce in cui il verde è più verde e la luce filtra nel cielo,  colorandolo di sfumature indescrivibili.
Trascinata in volo in un posto sconosciuto, che è diventato la mia casa
L’altra notte, quando sono rimasta sola sugli scogli, ho pensato che le onde mi avrebbero portata via, prima raccolta, poi abbandonata… di nuovo, come su quella spiaggia.
Le luci umane delineavano il confine del mare che spumeggiava sulla sabbia.
Un paio di piedi nudi si avvicinarono e due grandi mani mi raccolsero.
“Oh Sebb! Me so perso il marsupio con dentro le chiavi di casa, quelle della macchina, il cellulare e il portafogli. L'ho cercato sugli scogli... Non l’ho trovato, ma ho trovato questa, la felpa; te l’eri scordata!”

martedì 15 luglio 2014

Dì, Lù e la pittura

L’ordine non è mai stato il mio forte, la noia mi pervade e non ho voglia di stare troppo tempo a sistemare.
Dì aveva cominciato a dipingere, dicendo che lo rilassava.
Me ne stavo tranquillo a godere del mio ozio, non avevo neanche voglia di mettere, come al solito, zizzania tra le cavie. Dì tornò da una delle sue escursioni esplorative in giardino, portando una cassa di cianfrusaglie. “Ho pensato” diceva “che potrei usare la luce ed il prisma per dividere i colori generando qualche pennellata qua e là.”

Stavo zitto.

Fumavo.

Lo guardavo.

Era convinto che la colpa del ritardo evolutivo degli esseri umani era il mio: diceva che i miei continui dispetti avevano creato una sorta di blocco nello sviluppo di quei poveracci; allora si era messo in testa questa cosa della pittura con la luce.
Con questo si conquistava il titolo di misericordioso.

Lo odiavo.

Li odio.

Ho donato loro passioni travolgenti, attimi di sfrenata gioia e...
Loro…
...l’hanno chiamato “Peccato”!

venerdì 21 febbraio 2014

Dì & Lù

Mi annoiavo.
Stavo comodo, rilassato, a godere del frenetico vociare generato dal caos che avevo seminato.
La sorte di quegli esseri ce l’eravamo giocata a carte: mio fratello, millenni prima, si era messo ad impastare energia e materia, collezionando parecchie sfere di diverse dimensioni; giocavamo a lanciarcele divertendoci a respingerle in modi diversi, ma con una forza tale da proiettarle anni luce di distanza.
Nessuno dei due aveva voglia di andarle a recuperare, così restarono lì sospese, a vagare in giardino.
Un giorno Dì se ne trovò una davanti e notò che aveva prodotto delle strane scorie: le chiamò esseri viventi.
Stava sempre lì a guardare oltre l’atmosfera, allungando, di tanto in tanto, la mano per dare qualche “aggiustatina” .
Mi annoiavo.
Quando lui si allontanava prendevo a buttar dentro roba di vario genere, causando molteplici problematiche.
Dì non si arrabbiava, diceva che così poteva studiare i comportamenti di quei cosi.
Tutto sommato era diventato il nostro passatempo preferito.
Un giorno mi disse di aver trovato una palla con scorie più evolute, più interessanti: "Ehi Lù, ce le giochiamo a carte? chi vince sceglie la palla da tenersi!".
Persi.
Mi annoio.
Li odio.
...
Ieri mi annoiavo.
Stavo comodo, rilassato, a godere del frenetico vociare generato dal caos che avevo seminato.
Li sentivo urlare, ridere, piangere, gemere e morire.
Li sentivo invocare il mio nome.
Uno di quei cosi chiedeva agli altri se avrebbero preferito essere il Diavolo piuttosto che qualcos’altro.
Mi prendevano come termine di paragone per le loro serate danzanti, se l'avessero fatto con Dì li avrebbe fulminati all'istante.
Io non me la prendo, mi piacciono le provocazioni.
Sono andato: ho guardato attraverso gli occhi di una cosa scelta solo per il nome
(Eva mi ricordava una delle prime cavie di Dì).
Si guardava intorno, non dovevo nemmeno indirizzarla.
Si voltava esattamente verso le cose che avrei voluto osservare.
Amava e Odiava il suono dalle casse;
oscillava e danzava col suono dalle casse.
Sorrideva di sorrisi veri e finti;
Osservava sorrisi veri e finti.
Mi specchiavo in ognuno di loro, tutto sommato lo sapevano che ero io il fratello buono!
Chiunque preferirebbe essere il Diavolo piuttosto che Dio!